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Infezioni in gravidanza

Come prevenirle e cosa fare

Gravidanza

TOXOPLASMOSI E GRAVIDANZA

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Cosa è la toxoplasmosi?

La toxoplasmosi è una malattia abbastanza comune, non grave; nella maggior parte dei casi non produce alcun disagio e chi ne è affetto non si accorge d’averla contratta.
In alcuni si può manifestare con sintomi simili a quelli dell’influenza: febbre che persiste da alcuni giorni fino a qualche settimana, dolori muscolari ed ingrossamento dei linfonodi.

La toxoplasmosi può essere grave nelle donne portatrici di HIV/AIDS o che stanno facendo una chemioterapia.
Se la malattia si contrae per la prima volta durante la gravidanza è possibile trasmetterla al feto.

L’infezione si diagnostica attraverso un esame del sangue.

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Come si contrae?

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ll contagio avviene principalmente attraverso l’ingestione diretta di un parassita relativamente diffuso. In alcuni casi l’infezione può avvenire in seguito ad emotrasfusioni o a trapianto d’organo.

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Come si previene?

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Se hai un gatto in casa

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-Vuota la lettiera ogni giorno indossando dei guanti; se ti è possibile chiedi ad altri di farlo al tuo posto.
-Non farlo uscire, per evitare che si cibi di topi e uccelli.
-Alimentalo solo con cibi secchi o ben cotti.

 

Alimenti


-Non mangiare carne cruda o poco cotta, salumi ed insaccati.
-Dopo aver manipolato carne cruda evita di toccarti gli occhi, il naso e la bocca con le mani non lavate.
-Lava bene le stoviglie ed i piatti che sono stati a contatto con carne cruda.
-Lava accuratamente la frutta e la verdura prima di mangiarla.

In giardino


Indossa sempre i guanti, perchè la terra potrebbe essere contaminata dalle feci del gatto.

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Quando eseguire il test?

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Quando hai deciso di iniziare una gravidanza o appena scopri di aspettare un bambino

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Perchè eseguirlo?

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Per sapere se hai contratto la malattia in passato e, quindi, se sei immune. Per sapere se sei negativa e, quindi, a rischio di contrarre l’infezione durante la gravidanza.

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Quali sono i rischi per il bambino che contrae la toxoplasmosi?

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Alla nascita circa il 90% dei bambini contagiati non manifesta sintomi evidenti.
E’ importante ricordare che, per quanto asintomatici alla nascita, la maggior parte dei bambini non trattati svilupperà successivamente alcune manifestazioni della malattia: l’85% sarà affetto da corioretinite (riduzione della vista-cecità); dal 20 al 75% presenterà ritardo mentale, dal 10 al 30% presenterà una moderata perdita dell’udito.

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Cosa devo fare se ho contratto la malattia?

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Il medico o l’ostetrica che ti segue in gravidanza ti informerà – secondo l’epoca di gravidanza - sugli accertamenti e sulla terapia da seguire.

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CITOMEGALOVIRUS E GRAVIDANZA

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Di cosa si tratta? 
Il citomegalovirus (CMV) è un virus che provoca una malattia normalmente non grave. Nella grande maggioranza dei casi l'infezione è asintomatica, cioè chi la contrae non ha sintomi. In un 10% dei casi si manifesta in modo simile all'influenza o alla mononucleosi. Chi si è già ammalato non è immune, quindi può nuovamente contrarre la malattia. 
L'infezione da CMV può diventare pericolosa se contratta durante la gravidanza, perché il virus può superare la placenta e contagiare il feto. 

Se si contrae la malattia in gravidanza, il virus passa in ogni caso al bambino oppure no? 


No, non sempre. Il rischio di trasmissione varia a seconda che si tratti di una prima infezione, cioè se è la prima volta che la madre contrae la malattia, oppure di una re-infezione. Nel primo caso il rischio di trasmissione al bambino corrisponde a 3-4 casi ogni 10 gravidanze, mentre nel secondo caso la trasmissione è molto più rara e si verifica al massimo in 2 casi ogni 100 gravidanze. Quindi per chi ha contratto l'infezione prima della gravidanza il rischio è molto basso. 
In Italia circa 8 donne adulte ogni 10 hanno contratto la malattia almeno una volta prima della gravidanza. 

Che rischi ci sono se l'infezione passa al bambino durante la gravidanza? 

 

In questo caso ci possono essere due scenari: 
1- in 85-90 casi su 100 l'infezione è asintomatica e non ha conseguenze sul neonato: solo 1 neonato su 10 può avere problemi di udito che si manifestano dopo la nascita, anche tardivamente; 
2- in 10-15 casi su 100 l'infezione può avere conseguenze sia prima della nascita (fegato ingrossato, ritardo di crescita con un diverso grado di gravità) che dopo (ittero, petecchie sulla pelle - macchie rosse che corrispondono a piccolissime emorragie della cute- segni neurologici). 
Il virus non passa dunque sempre al bambino e, anche quando si trasmette, non è detto che abbia conseguenze. Combinando questi dati emerge che, in generale, i problemi di salute si possono manifestare in media in 3-6 bambini ogni 100 in cui la madre contragga per la prima volta in gravidanza il CMV e, al massimo, in 3 bambini ogni 1000 in cui la madre si ri-ammali. In Italia studi recenti hanno mostrato che il numero di neonati a cui è stata trasmessa l'infezione in gravidanza è di circa 2 ogni 1000, un valore fra i più bassi riscontrati nel mondo. 

Come si contrae la malattia? 


Venendo a contatto stretto con persone infette, attraverso saliva, sangue, urine, oppure rapporti sessuali. Generalmente le persone più esposte all'infezione sono quelle che lavorano a contatto con i bambini molto piccoli, nelle scuole materne o nei nidi, perché possono venire a contatto con la saliva dei bambini e con le urine durante il cambio dei pannolini. 

Come posso scoprire se ho già contratto il citomegalovirus? 


E' possibile attraverso uno specifico esame del sangue. Questo permette di accertare la presenza degli anticorpi per il CMV: vengono rilevati sia gli anticorpi IgM, che testimoniano una infezione recente (generalmente dopo qualche mese dall'infezione non si rilevano più o sono molto bassi), sia gli anticorpi IgG che invece sono tipici di una infezione contratta in passato. Quindi, dal momento che spesso l'infezione da CMV non dà alcun sintomo, l'esito dell'esame fornisce anche indicazioni al medico sul momento in cui la donna potrebbe aver contratto il virus e gli permette di fare una prima stima del livello di rischio durante la gravidanza.
 
Come posso evitare di ammalarmi durante la gravidanza? 


E' possibile limitare il rischio di contrarre il CMV:

  • evitando le attività professionali a stretto contatto con bambini sotto i 3 anni, come quella negli asili nido; 

  • lavando frequentemente le mani con acqua e sapone, in particolare dopo il cambio di pannolini o dopo aver pulito il naso o la bocca dei bambini; 

  • evitando di baciare i bambini sotto i 5-6 anni vicino o sulla bocca; 

  • evitando di condividere con i bambini piccoli alimenti, bevande, posate, bicchieri, spazzolini da denti.

Queste misure precauzionali sono importanti, ma non danno l'assoluta certezza di evitare l'infezione da CMV. 

Ho scoperto di aver contratto il citomegalovirus durante la gravidanza, cosa posso fare? 


Anzitutto è importante sottolineare che non è affatto matematico che il virus passi al bambino (vedi risposta 2). Ma è altrettanto importante tenere presente che attualmente non esistono trattamenti efficaci e sicuri per evitare che il virus si trasmetta dalla madre al feto o per ridurre le eventuali conseguenze che l'infezione potrebbe avere sul bambino. 
Ancora non c'è un vaccino e i farmaci a disposizione non possono essere usati in gravidanza perché sono dannosi per il feto. 

E' possibile sapere se il CMV è stato trasmesso al bambino? 


Prima della nascita è possibile verificare se l'infezione è passata al bambino con una amniocentesi, da effettuare non prima della 21esima settimana e comunque non prima di 6 settimane dall'infezione materna. E' importante ricordare che, anche quando il virus è stato trasmesso al bambino, nella grande maggioranza dei casi non vi sono conseguenze (vedi risposta 3). 
Una ecografia può essere utile per rilevare la presenza di eventuali anomalie che possono essere riconducibili all'infezione da CMV (ritardo di crescita, microcefalia, depositi di calcio nel cervello o nel fegato, ecc.). Dopo la nascita del bambino è possibile verificare se c'è stata la trasmissione del CMV durante la gravidanza attraverso un esame del sangue.

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FONTE:

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SaPeRiDoc - Centro di documentazione online sulla salute perinatale e riproduttiva Regione Emilia-Romagna - www.saperidoc.it

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